Riconosciuto il risarcimento del danno parentale ai nipoti per la morte della zia
I due giovani, rimasti orfani, avevano un profondo legame con la vittima

Il Tribunale di Lecce ha recentemente emesso una sentenza che ha riconosciuto a due nipoti un significativo risarcimento per la morte della loro zia in un incidente stradale, concedendo loro quasi 60.000 ciascuno. Questo risarcimento è stato calcolato utilizzando le Tabelle "a punti" del Tribunale di Milano. La zia, in quanto parente stretta, rappresentava un importante punto di riferimento emotivo e un collegamento significativo con la famiglia.
Il Tribunale ha analizzato la dinamica dell'incidente stradale, superando l'ipotesi di responsabilità paritaria tra i conducenti coinvolti. Dalla relazione dei Carabinieri è emerso che l'auto coinvolta nello scontro con la bicicletta della vittima aveva ignorato lo stop all'incrocio, investendo la ciclista.
Durante l'istruttoria, sono stati ascoltati testimoni che hanno confermato il legame affettivo intenso e quotidiano tra i due nipoti e la zia. Questa perdita improvvisa ha lasciato un vuoto significativo nelle loro vite, oltre al dolore emotivo e alla privazione delle relazioni familiari.
Il Tribunale ha sottolineato che il danno non patrimoniale subito dai congiunti di una persona deceduta in seguito a un evento di responsabilità civile comprende sia il dolore e la sofferenza emotiva, sia la mancanza dei benefici derivanti dalla relazione con il defunto. La dimostrazione del danno può essere presunta se la richiesta proviene da stretti parenti della vittima, come nel caso dei nipoti. In questo caso specifico, il giudice ha concesso un risarcimento maggiore del previsto, riconoscendo l'importanza del legame affettivo tra i due nipoti e la zia.
La sentenza sottolinea che, in casi di forte legame affettivo, il risarcimento può superare gli standard medi previsti per lesioni dei rapporti zio-nipote. Questo aumento significativo è stato giustificato dal profondo legame che i nipoti avevano con la zia, che costituiva un punto di riferimento fondamentale nelle loro vite, specie dopo essere rimasti orfani in giovane età (Trib. Lecce del 23 ottobre 2024).